Un colpo di fulmine
di Marilena Candeloro
Era il lontano giugno del 1981, quando peripezie legate al
compimento della tesi di laurea mi portarono in Inghilterra per una
decina di giorni e più precisamente a Oxford ospite di mia cugina
Luciana.
Quel breve periodo segnò per sempre quella che sarebbe stata, a
distanza di quasi 15 anni, la vita mia e di mio marito.
Durante una cena a casa di alcuni amici vidi per la prima volta un
cane così particolare il cui ricordo mi ha intrigato ed è rimasto
vivo in me per anni.
Premetto che all'epoca ero affatto esperta di cani e razze canine
essendo molto appassionata di gatti che erano gli unici animaletti
che avevo sempre avuto per casa.
Quella sera invece, un essere per me fascinoso quanto alieno
partecipò alla cena, compostamente ponendosi a turno al fianco di
ogni commensale, senza elemosinare, come una persona che realmente
volesse partecipare al convivio ed ai discorsi che si facevano a
tavola.
Quando si mise vicino a me fui tentata di accarezzare la leggiadra
creatura, ma lei si scansò e proseguì il giro delle visite. Questo
suo atteggiamento tra il dignitosamente curioso e il riottoso me la
fece paragonare ad una di quelle belle donne inconsapevolmente
provocanti e un po' timide descritte nei romanzi del secolo scorso e,
inutile dirlo, accrebbe il mio interesse verso di lei.
Perchè di una 'lei' si trattava infatti. Lo scoprii più tardi mentre
aiutavo a portare qualcosa in cucina... il frigo era tappezzato di
fogliettini adesivi con scritti svariati messaggi che riguardavano
questo importante personaggio che viveva nella casa: 'Muffin è già
uscita', 'Muffin NON deve uscire', 'Muffin ha già mangiato'... e via
discorrendo.
La serata ebbe termine e dopo alcuni giorni anche la mia permanenza
in Inghilterra. Tornai a Roma con questo magnifico ricordo nel cuore
e tutto finì lì... vivevamo in città e avevamo un gatto, ed io non
sapevo neanche che razza di cane avevo visto.
Dopo qualche anno prendemmo la decisione di lasciare la città e
andarcene in un posto più tranquillo con un pezzo di terra intorno
casa. Mio marito, che aveva sempre avuto cani in vita sua, decise che
era arrivato il momento di prenderne uno ed io decisi che siccome non
ci capivo niente di cani dovevo comperare un libro. Fu mentre
sfogliavo questo libro, che riconobbi in una scheda quel fantastico
cane e mi riscoprii innamoratissima come quando lo vidi per la prima
volta. Mio marito però non aveva mai avuto l'occasione di conoscerlo
e non era molto attratto dai levrieri.
Ci decidemmo quindi per una coppia di pastori ungheresi, cani
adorabili che ci hanno accompagnato per molti anni. Seguì poi una
coppia di bracche Italiane ma il tarlo che era in me iniziò a
scavare.
L'occasione venne alla fine di una vacanza estiva all'Elba; comperai
una rivista specializzata ed in essa trovai un elenco di allevatori
di Saluki. Una di questi, la dottoressa Utta Moro allevava e alleva
tuttora in provincia di Grosseto!
Di ritorno a casa decidemmo di andare a visitare questo allevamento.
L'emozione di veder correre lungo la recinzione Saluki di tutti i
colori fu ancora più bella di quello che potevo aspettarmi dopo
quindici anni di fantasticherie su questa razza.
Ma la cosa che più mi auguravo accadde.
Anche mio marito si prese una solenne 'scuffia' per questi magnifici
cani che da allora, giorno in cui arrivò a casa la nostra adorata
Baraka seguita poi da Aghelaios e dalla mascotte Fatima (alias
Muffin-Muffola), fanno parte della nostra famiglia come fossero
persone.
Siamo stati allietati anche dalla nascita di sei magnifici salukini,
cinque dei quali son rimasti con noi ed una vive a pochi km di
distanza.
Questa è la nostra storia e, come quella di molti salukisti, ha una
morale...
I Saluki sono come le ciliege... uno tira l'altro :-))
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